il presente è carico di istanti. come il diaframma contratto nel singhiozzo. come possibili scenari. aperti e chiusi. divelti uno dopo l’altro.
le facce ad una ad una sono distanti. sempre più bianche. non hanno forma i nasi. non i colli. in massa gli ovali si addossano ai capelli. nei volti l’informe percezione dei miei occhi.
d’essere poeta. non l’ho desiderato. solo il divario cresceva. nella dura madre. fino al distacco dalla pianta. fino al volo. le radici come croci verso il cielo.
abitiamo scenari, costanti, situazioni..luoghi e tempi…ci troviamo a condurre vite, ruoli…contesti, presagi: incanti e incantesimi..sospinti dall'attimo che scorre prima di schiantarsi contro..e noi lì spesso a far da cuscinetto…un caledeiscopio…di colori, suoni e atmosfere…a volte crude, a volte dolci, a volte riconscibili e riconducibili…sicuramente tutto molto intenso…un sorriso..m.
ti ringrazio molto di questo bel commento.nonostante qui l'eco sia rimbombante, nonostante tutto il silenzio.un passante che si volta, anche per poco tempo, rende tutto meno vano.
..perchè e "quel passante"…che riconosciamo di noi..m.
ah ci conosciamo? 🙂 ma anche se ci conoscessimo che riconosciamo di noi?Per me in particolare la cui memoria fa sempre più ci-lecca e "le facce ad una ad una sono distanti. sempre più bianche. non hanno forma i nasi. non i colli. in massa gli ovali si addossano ai capelli. nei volti l'informe percezione dei miei occhi."scrivi in prosa, per la riconoscibilità la poesia forse sarebbe più utile.Ciao m. viandante da sempre, come me.