
Saggia apostrofe a tutti i caccianti
Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro
site under construction
Saggia apostrofe a tutti i caccianti
Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro
Tappezzeria
Un piede nella fossa
e l’altro sulla tigre impallinata
– così vedo
la mia sconfitta e la mia vittoria
in questa scena venatoria.
Nina Cassian, poetessa, scrittrice, traduttrice rumena, nata in Romania, a Galati, il 27 novembre 1924, morta a New York il 15 aprile 2014
Infestazione
Un tappeto di farfalle morte ai piedi,
morte e morbide
(loro non hanno il rigor mortis).
Io godo di ottima salute.
Ho tirato fuori il fegato,
ho estratto i polmoni,
ho estirpato il cuore
e non mi fa più male nulla.
Tramutarsi in fantasma
è una soluzione
che vi raccomando freddamente.
Nina Cassian, poetessa, scrittrice, traduttrice rumena, nata in Romania, a Galati, il 27 novembre 1924, morta a New York il 15 aprile 2014
Una poesia di Nina Cassian. Illustrazione di Loredana Semantica, (tecnica digitale, pennino su schermo).
Preghiera
Se esisti per davvero – fatti avanti,
sii nuvola, caprone, aviatore,
porta con te occhi, bocca, voce,
– chiedimi qualcosa, lascia che mi sacrifichi,
prendimi tra le braccia, proteggimi,
nutrimi con la settima parte di un pesce,
fammi un fischio, dissodami le dita,
ricolmami di aromi, di stupore,
– resuscitami.
Nina Cassian, poetessa, scrittrice, traduttrice rumena, nata in Romania, a Galati, il 27 novembre 1924, morta a New York il 15 aprile 2014
Una poesia di Nina Cassian. Illustrazione di Loredana Semantica, (tecnica digitale, pennino su schermo).
Veglia
Ero bella, quando mamma moriva.
Avevo pianto e vegliato. E i miei occhi angusti
ringiovanivano sullo specchio del mio volto.
Lei non mi guardava più. Poteva venire
il peggior bandito a spaccarmi il cranio
ma la sua mano non si sarebbe levata
in mia difesa.
Eppure ero bella, come mi desiderava lei,
e la primavera era alle porte: un verde umido
di frammenti vegetali, corrugati,
minacciava di graffiare a sangue il giardino.
Ma prima di allora mamma moriva
ignara di tutto e di tutti
imbrattando il cielo di un sospiro
più impetuoso che mai
– e io contavo
e c’erano venti sospiri
intensi, e dieci appena percepiti,
mentre la notte s’imbiancava adagio
e solo la pioggia colpevole
di nero intonacava il mio muro esterno.
Eppure ero bella, intenta lì a contare
quei sospiri di lotta
ma lei non mi vedeva.
E d’ora in poi nessuno mi vedrà
in quel modo, mai.
Nina Cassian, poetessa, scrittrice, traduttrice rumena, nata in Romania, a Galati, il 27 novembre 1924, morta a New York il 15 aprile 2014
La poesia “Vi sono anime liete” è di Fernanda Romagnoli. Video e voce di Loredana Semantica
La poesia “Tu” è di Fernanda Romagnoli. Video e voce di Loredana Semantica
La poesia “Tirate le somme” è di Fernanda Romagnoli. Video e voce di Loredana Semantica
Oggi è il centenario della nascita di Rocco Scotellaro, un mio articolo su Limina mundi lo ricorda. La sua storia, le sue poesie, le mie immagini.
Nel 1923, il 19 aprile di cento anni fa, a Tricarico in provincia di Matera nasceva Rocco Scotellaro. Poeta, politico e scrittore italiano. Appena trent’anni dopo Rocco sarebbe morto per un infarto, ma certo la sua non può dirsi una vita sprecata.
Nato da una famiglia di umili origini, il padre calzolaio, la madre sarta, fu indirizzato dalla famiglia agli studi, essendo versato in letteratura, s’iscrisse al Liceo Classico presso i Padri Cappuccini e per permettergli di proseguire gli studi tutta la famiglia si trasferì a Sicignano degli Aburni, in Campania.
Trento, Tivoli, Potenza, Napoli, Bari, Cava dei Tirreni sono città dove ha lo hanno portato i suoi viaggi per l’Italia per studio e lavoro. Al termine del Liceo intraprese gli studi di Giurisprudenza alla Facoltà la Sapienza di Roma, ma in lui si accese la passione politica e, senza giungere a laurearsi, decise di impegnarsi attivamente, iscrivendosi al Comitato…
View original post 1.022 altre parole
Il soffio cresce, il buio è rotto a squarci,
e l’ombra che tu mandi sulla fragile
palizzata s’arriccia. Troppo tardi
se vuoi esser te stessa! Dalla palma
tonfa il sorcio, il baleno è sulla miccia,
sui lunghissimi cigli del tuo sguardo.
Poesia di Eugenio Montale dalla raccolta “La Bufera e altro”, 1956
Disegno mio. Tecnica digitale pennino su schermo.
Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pane che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.
Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela tra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci, fiale e creme.
Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell’accendino.
Poesia di Eugenio Montale dalla raccolta “Satura”, 1971
Disegno mio. Tecnica digitale pennino su schermo.
La poesia “Tu” è di Fernanda Romagnoli.
Video e voce di Loredana Semantica
video e voce di Loredana Semantica
Ho creato un nuovo logo di questo blog. Ispirato all’url https://lunacentrale.wordpress.com al nome “di poche foglie”
Uno sfondo bicolore in alto blu scuro, color cielo di notte, in basso una “fascia” di base color terra di siena, al centro dello sfondo campeggia una luna piena divisa in due lungo la linea dell’orizzonte. La divisione è sottolineata dal doppio colore delle due porzioni di luna risultanti: una più vasta giallo pallido e l’altra più piccola bianca, su quest’ultima in carattere Rockwell Regular minuscolo nero – per il massimo contrasto – la scritta “di poche foglie”.
Sull’altra porzione di luna di colore giallo pallido l’ombra con andamento in diagonale di un ramo con quattro foglie, la base del ramo ha origine al di fuori del riquadro del logo dal margine sinistro in basso, la punta più estrema di una delle foglie, quella posizionata più in alto, oltrepassa appena il contorno della luna. Sembra che stia “pungendo” il cielo. Queste sono le “poche foglie” del nome del blog.
Anche il logo ha il suo nome “lunaterracielo”.
I preti di paese
hanno le scarpe sporche
un dente verde e vivono
con la nipote.
Presso cassette vuote
d’elemosina
sanguina Cristo in piaghe
rosso borbonico;
esala un’agonia
dura dai banchi
e dai fiori di campo.
In piazza, accoccolati
sulle ginocchia del Municipio,
stanno i disoccupati
a prender l’oro del sole.
Trotta magro e sicuro
un gatto nel Sud nero.
Vittorio Bodini
Poesia: Vittorio Bodini, 1914 – 1970
Opere:
Salvador Dalì , “Cristo di San Giovanni della Croce”, olio su tela, 1951
Zhivotkov Vladimir Vladimirovich, “La finestra”, 1970
Mi hai dedicato diverse tue creazioni, Roberto, ma credo che questa le superi tutte, non tanto perché non fossero belle tutte le altre, anzi, non c’è cosa delle tue che non lo sia o che non mi piaccia, ma credo che con questa tu abbia colto la natura di forma e di colore nella quale io mi specchio, quella a me più vicina, che non è il rosa delle ali o l’azzurro del ghiaccio, né i tentacoli sesso-uterini che hanno dato vita a metamorfosi semantica, men che meno la nemica il suo sguardo severo, ma è questo viola, a cui tende il rosso bagnato dal giallo della vita, quel calore inesprimibile del marrone, i mondi colorati che fanno punti sul foglio tra loro distanti, come cervelli applicati al pensiero che tracciano la curvatura dello spazio all’infinito, se ci fai caso i colori della terra, col verde e il bruno, se guardi bene le vene-ragnatele che tessono e irrorano, se guardi ancora i bacini profondi degli oceani e tutto questo universo in un solo tuo foglio.
Ti ringrazio davvero tanto.
foto di Sergio Gabriele - FemminArt e Migranze
Intorno al 1482 Botticelli dipinse “La nascita di Venere”. Un’opera che esalta la bellezza, la grazia, l’amore. Nel famosissimo dipinto è rappresentata una figura femminile nuda che sembra trasportata verso l’osservatore dall’acqua. La conchiglia fa da sostegno e barca, l’accoglie, come un’opera d’arte il suo piedistallo. Culla è la conchiglia, il corpo femminile la sua perla. Liscia, candida, levigata nella sua forma, snella e pudica, la dea è preziosa, ma senza fronzoli e sovrabbondanza, solo candore e riflessi di luce.
E’ incredibile che resti eretta sul quel sostegno galleggiante e incerto, è come se fluttuasse angelica tra il soffio di creature alate, i fluenti capelli nel vento, e una primavera che accorre con un drappo a coprire la dea nascente. Un’icona universalmente riconosciuta di bellezza del corpo femminile a cui si associa l’idea dell’amore spirituale piuttosto che passionale per la semplicità della nudità che si offre allo sguardo e nel contempo copre gli attributi sessuali, un corpo senza opulenza ma ricco di grazia. Continua a leggere “La Venere marchiata”
Opera: “Senza titolo” di Maria R. Orlando ,tecnica mista su tavola 70×100
L’opera prende dal bianco i suoi colori, ché il dolore ha nel suo punto più acuto un assoluto candore, quello che rapisce i gessi, i segni, ogni parola, tutti i gesti del corpo. E’ quando il tradimento dei sensi conduce alla violenza, quando perde significato la parola protezione, quando nemmeno il senso di possesso ha ragione. E le braccia si fanno mulini, le gambe una pressa. A pugni e schiaffi. E le armi si fanno altro strumento che propagano una volontà di annientamento. Fucile o pistola o pugnale sono anch’essi dentro, operano presenza in quel colore di sfondo che è il blu-nero freddo e profondo del ferro.
C’è poi l’odio del giallo a pennellate sparse sul piano visuale della materia. Il bianco predomina tuttavia, perché è nel bianco che si raccontano le sclere di donne aggredite, pugnalate, in ginocchio ferite, violentate, uccise. Mentre il rosso più appariscente è in un solo segno che rimanda al sangue, quasi una croce al centro di un letto – ospedale – obitorio – lenzuolo.
E’ così che avviene, come oggi, ogni tre giorni, una rosa che cade. Quasi una guerra, che ci son uomini portatori del male, indegni di essere uomini, pervasi da una mancanza di sé così dilagante da essere incapaci di accettare un rifiuto, di riconoscere alla compagna, moglie, amante, fidanzata, la natura d’essere libero, di determinare la propria vita, i propri bisogni, primo tra tutti la ricerca della felicità, di compiere le proprie scelte anche in opposizione al volere del maschio, di sbagliare anche, se occorre, di ravvedersi pure. E’ così che alcuni uomini vorrebbero le proprie donne, schiave tenute alla catena dei propri ceppi e nel gesto stesso di sopraffarle, essi danno ragione alle loro vittime, martiri della violenza maschile, dimostrando agli occhi del mondo ch’erano non uomini, ma esseri immondi da cui fuggire.
Loredana Semantica
l’opera parteciperà all’esposizione contro la violenza e il femminicidio che si terra l’8 marzo 2013 presso l’ex monastero benedettino di Monreale (Palermo)
Lunacentrale: il mio nuovo sito di immagini.
consiglio a tutti poeti e non poeti, lettori e appassionati di poesia di vedere il video o, se preferiscono, leggere la trascrizione su poesia.2 del testo del video http://www.poesia2punto0.com/2012/09/02/lo-stile-e-giudizio-lo-stile-e-pensiero-2-quello-che-si-puo-dire-in-poesia-parte-ii/