E’ la fratellanza delle lingue
che rende intollerabili gli sguardi
lame che s’incrociano nel limbo
a ritagliare il buio nella notte
lo scatto delle serrature e porte
chiuse nelle stanze dei bottoni.
E’ un imperativo insostenibile
l’obbligo di promuovere se stessi
impervia gara d’apparenza
che fermenta la composta
comunanza ipocrita d’intenti.
Il riverbero sociale alimenta
la coesione delle umane genti
coi coltelli affilati per tagliare
corpi e mondi di deboli e paure
i falchi a comandare il bene
e le colombe uccise dall’amore.
Come poter dire a voce franta
l’impensabile presente
stare rigonfi sempre a galla
aggrappati al bordo d’immersione
vivere l’invivibile pressione
dei violenti pugnali quotidiani
il delirio che procede al delta nero
nei fiumi di facile aggressione.
Come svettare per (bi)sogno
per bellezza per soffio della luna
per ascesi verticale e progressione
di catarsi a issare una bandiera
insostenibile ricordo di purezza
impareggiabile luce della neve
che declina colline ed orizzonti.
Negarsi è la resa di materia
l’ultima spiaggia infima scogliera
l’assenza ostinata della carne
per voto d’ estrema resistenza
lo spirito che si fa corpo celeste
la presenza tangibile dell’essere
le mani a stringere l’essenza
anima che divide in due il gheriglio
saturando il vuoto di astinenza
che divora vomitando il mondo.
Tutto questo spasmodico scavare
sovraespone ad oltranza le radici
rivolgendo il cielo in terra dove
la voce dal margine germoglia
per rinunzia ostinata alla sua orma
fiori dona dai rami della notte.