L’amore delle montagne di Juan Carlos Galeano

L’amore delle montagne è una cosa seria

Le montagne amano a qualunque età. Una montagna con
milioni di anni si innamora di una persona di venti.

Una montagna addormentata aspetta per migliaia di anni
un bacio da chiunque.

La montagna a forma di coppa vuole che la bacino solo
gli angeli.

Le montagne che ne amano altre lo esprimono semplicemente
scambiandosi stormi di uccelli.

Guardando indietro, un uomo si rende conto che una
montagna lo ha seguito.

La montagna che ulula d’amore è davvero una fiera.

Con solo un poco di riso e acqua ogni giorno, una
montagna è più alta e più saggia.

(Le montagne di soldi e di panni da lavare non provano
gli stessi sentimenti).

Juan Carlos Galeano – Amazzonia

Vai al tuo cuore infranto

Vai al tuo cuore infranto.
Se pensi di non averne uno, procuratelo.
Per procurartelo, sii sincero.
Impara la sincerità di intenti lasciando
entrare la vita, perché non puoi, davvero,
fare altrimenti.
Anche mentre cerchi di scappare, lascia che ti prenda
e ti laceri
come una lettera spedita
come una sentenza all’interno
che hai aspettato per tutta la vita
anche se non hai commesso nulla.
Lascia che ti spedisca.
Lascia che ti infranga, cuore.
L’avere il cuore infranto è l’inizio
di ogni vera accoglienza.
L’orecchio dell’umiltà ascolta oltre i cancelli.
Vedi i cancelli che si aprono.
Senti le tue mani sui tuoi fianchi,
la tua bocca che si apre come un utero
dando alla vita la tua voce per la prima volta.
Vai cantando volteggiando nella gloria
di essere estaticamente semplice.
Scrivi la poesia.

Jack Hirschman

Gatti

Stati della materia.
Gli stati della materia sono quattro:
liquido, solido, gassoso e gatto.
Il gatto è uno stato speciale della materia,
anche se sorge qualche dubbio:
è materia questa voluttuosa contorsione?
non viene dal cielo questo modo di dormire?
E questo silenzio, non proviene forse da un luogo
senza tempo?
Quando lo spirito gioca a essere materia
allora si trasforma in gatto.

Dario Jaramillo

Dipende dal tempo di Francesco Tontoli

Dipende dal tempo

e dipende dalla quantità di luce

dipende dal tipo di pioggia

e dipende da ciò che piove

dipende dal freddo che farà

e dipende dalla neve che rimane sui monti

dipende se nevicherà e se il vento la spazzerà via

poi dipende dai sogni che uno si impegna a sognare

dipende dai fantasmi che vi entrano perché è inverno

dipende da me se sono disposto a ricordarli

e dipende da come il giorno si dilegua

e va velocemente a finire nella notte

dipende dalla notte che avrà molto lavoro da compiere

dipende dalle armi che vengono usate nei combattimenti

dipende dai sermoni e anche dal secondo emendamento

dipende da chi è disposto a difendere i bambini

dipende dalla perizia di chi uccide le donne

e dipende da chi è disposto a scommettere sul morto

dipende dal tipo di droga usata dai personaggi televisivi

e dalle posizioni durante il coito

dipende dall’età degli antagonisti

e dalla loro capacità di mentire

dipende dal destino che si nasconde dietro alle curve

e dipende dalla paura che ti frega quando devi eseguire il tuo brano

o ribadire il tuo semplice punto di vista davanti a chi ami.

(Francesco Tontoli)

Francesco Tontoli: Silloge Semiminima

Anticipi
 
Il poeta è esposto alle stagioni
e a settembre sta lì a valutare
con occhio critico
se quella foglia in bilico si stacca
e nel suo volo c’è tutto quell’incanto
che gli preme
le variazioni della luce
le voci che raccoglie da quell’albero
la tessitura dei rami che incominci
a intravedersi quando ancora la calura
ne appesantisce il tronco.Il poeta non sa attendere
anticipa col gioco il percorso
che fa nuovo il vento
e ogni volta è il suo turbine a spingere
le foglie in corsa bruciandone i colori.

E’ già autunno dice
mentre il sole cuoce i suoi legni
e fa appassire crudelmente i frutti.
E’ già sera teme
quando invece il giorno rumoreggia .

E’ già tempo pensa
quando il tempo ancora non lavora.

Ultrasenso

A volte la poesia ha un ultrasenso
un’ onda non udibile si infrange
arriva alle soglie degli scogli sentinelle
rovescia cose cuori cianfrusaglie
dimore interiori impeccabili e ordinate
scioglie le statue di sale chiamandole lacrime.

Solo alcune volte non sempre
ma per quelle volte basta
smetti di leggere e già sei un altro
rifai le stesse cose con altri gesti
riconsideri la luce nelle foglie che precipitano
la linfa degli alberi che ancora vi circola
e allora ti stupisce il silenzio di una strada.

La trama

Ora vengo a te
ti sono ente
essendoti tessuto
ti filo nel verbo del telaio
cambio il tuo liccio con la mia spola
e intreccio il tuo ordito col pedale
saremo losanghe
e non avremo capo
e imiteremo la natura
nella fantasia dei suoi motivi
pregheremo sul tappeto di quei fiori
e i colori cupi si alterneranno
a quelli chiari
e la trama che ogni notte disfaremo
(quella che compone e torna esatta
sopra il cielo che ci ignora trapuntato)
ci ingegneremo a disporla
ogni giorno come nuova
con i disegni nostri
quelli più vivi.

Il nesso

Pensieri scintillanti
li ho tra le mani
e mandano bagliori
squaderno questa luce mattutina
come un ciclope miope.
Se dio mi è morto tra le dita
dopo un temporale notturno
mi chiedo chi possa fare un cenno al sole
sollevare questo chiarore chiassoso
che dilaga nell’azzurro.
Chi vuole provare a spostare il senso
chi coltivare il nesso
frugare nella notte
e cavarne quel lume.

3 cuori

tre cuori ti devo
mi frugo nel petto
mi frugo e ti aspetto
e un altro lo scavo
troverò qualcosa
che batte nel cavo?
eccolo uno
uno è affondato
l’altro è di un altro
l’ultimo le mie mani
non lo contengono

L’autunno si fa sentire

Tutti i cerchi che disegna una foglia
prima di atterrare
tutte le linee che partono dal suo palmo
aperto e bruciato
tutte le geometrie nate dai sogni che Euclide
ha scartato
e i disegni immaginari che il vento dell’autunno
scaglia in alto a ottobre
tutte le cose che sono dentro il gioco del cadere
quando la gravità è lieve
e nel volo possiamo cogliere il senso del posarsi
tutta la forza che sposta i significati dei colori
tutta la loro profonda verità
tutto il movimento che l’occhio raccoglie
nel suo bicchiere
per ubriacare di felicità o di struggimento
il nostro plesso solare.
Tutta la meraviglia che sento
quando apro la mia mano
accanto all’orecchio.

Prèveza

 

Morte sono i corbacci che s’abbattono
sui muri neri e sulle rosse tegole,
morte le donne che fanno l’amore
come se sminuzzassero cipolle.

Morte le strade sporche, irrilevanti,
coi loro nomi illustri, altisonanti,
e l’oliveto, e il mare attorno, e ancora
il sole, morte in mezzo alle altre morti.

E morte il poliziotto che accartoccia
e pesa una razione “difettosa”,
morte i giacinti in fiore sul balcone,
e il professore che legge il giornale.

Distretto, Base, Guarnigione, Prèveza.
La banda ascolteremo di domenica.
Ho pure aperto un libretto di banca,
primo deposito dracme quaranta.

Passeggiando sul molo lentamente
domandi “esisto?” e poi “no, non esisti!”.
La nave arriva, in alto la bandiera.
Chissà se porterà il signor Prefetto.

Fra tutte queste persone,
se almeno una morisse di disgusto…
Contriti, silenziosi, compassati,
al funerale ci divertiremo.

da “Ultimi Testi” 1928 di Kostas Kariotakis (poeta, nato a Tripoli nel 1896, morto suicida a Preveza, in Epiro, nel 1928)

 

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