La dicono innocenza

La dicono innocenza ma
c’è di più nella bambina
il volto di cera sopra il nome
una salma predisposta
i fiori nei capelli la veste bianca
un’aura composta
d’oltre.

C’è che l’astensione
è una forma di rispetto
da portare alla carne
se si vuole
alla vista al corpo
alla mancanza di accesso
che respinge i semi del morboso
che salva il vaso di pandora
e l’umanità dal male forse.

Come un voto di riguardo
offerto ai santi
al prossimo (al) paradiso
quando sapremo contenere
la curiosità.

Ti aspettiamo ancora

Ti aspettiamo ancora
ancora ti aspettiamo
come si aspetta l’aurora
quando è notte
anelando al cinguettio
che riempie il mondo
di un nuovo giorno.

E l’attesa di te è infinita
una continuità di vita
qualcosa che consuma
la cera una candela
che mirabilmente
brucia senza fiamma.

Saturati i trabiccoli di luce

Saturati i trabiccoli di luce
io carastampa maledetta
ti scapicollo sulla pagina
come trovassi un trogolo
una sbornia
e tutt’a un tratto impavida
in lira calzamaglia
dirompessi l’anima di stracci
ululassi il nome degli anfratti
cementando fame fiere fronde
un senso atavico d’insufficienza
la rabbia fragile dei timpani
e l’animale che s’impianta
rivolge al trapano sociale
l’amara voce
accende la lampada in domanda
già detta sottratta sottaciuta
quella di sempre oppure un’altra
preceduta ogni volta dal perché.

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