
Pasqua per gli ebrei significa passaggio e celebra il ritorno alla libertà degli ebrei ridotti in schiavitù presso gli Egiziani. Un evento non riconosciuto come autentico da tutti gli storici, collocabile storicamente intorno al XV secolo a.C. e al quale la Bibbia dà grande risalto, con una narrazione articolata dell’origine e della storia di Mosè, colui che guidò il popolo ebreo alla liberazione, delle dieci piaghe d’Egitto, la maledizioni inviate da Dio al popolo d’Egitto perché il Faraone lasciasse partire gli Ebrei.
Per i cristiani la Pasqua celebra la resurrezione di Gesù Cristo, morto sulla croce e risorto, perché gli uomini credessero nella possibilità della resurrezione. Il racconto della sorte di Gesù, da profeta a crocifisso, della sua morte e resurrezione, degli apostoli che erano i suoi primi seguaci, è contenuto nei vangeli di Matteo, Marco, Giovanni e Luca, cioè di tutti gli apostoli che scrissero la vita e le opere di Gesù di Nazareth. La Pasqua è l’evento fondamentale della cristianità al quale le celebrazioni liturgiche danno grande risalto. Nella liturgia della vigilia pasquale è prevista una cerimonia solenne chiamata: il rito della luce, durante la quale viene acceso il cero pasquale, dal quale tutti i fedeli partecipanti al rito, accendono la propria candela a simboleggiare la luce che si propaga nel mondo.
Nella chiesa lasciata al buio avviene il passaggio di candela in candela delle fiammelle che illuminano i volti e via via l’ambiente fino al momento in cui si accendono tutte le luci della chiesa, mentre suonano a festa le campane e risuonano i canti inneggianti al Cristo risorto. Un momento fortemente simbolico e molto suggestivo. Ogni chiesa allestisce il rito a suo modo, ma in tutte è ben presente l’idea che il cero è il simbolo del Cristo che è luce del mondo, la luce del bene e dell’amore che vince le tenebre del male.
Ed è da qui che prende il via un pensiero che fa la Pasqua una festa di tutti gli uomini che siano o meno credenti. Il pensiero cioè che vi sia una luce che vince sulle tenebre. Sin dall’antichità gli uomini hanno celebrato questo passaggio dal buio alla luce, che se da un lato metaforicamente si presta magnificamente all’associazione tra luce-bene-amore e male-tenebre-morte, si presta anche altrettanto agevolmente alla constatazione che c’ è nell’aria, insieme alla Pasqua, un’analoga e parallela festa della luce, in cui si risveglia la natura trascorso il freddo del periodo invernale.
Le gemme si gonfiano sugli alberi, la luce piove sulla terra con un taglio diverso che bussa alle finestre e chiede siano aperte, il profumo nell’aria è di vita, di voglia di vita. Questa è la stagione degli amori, della riproduzione, di uova e fecondità, di ranuncoli e risvegli. Gli animali si scuotono dal letargo invernale, le piante si preparano alla stagione del sole, allungano tralci e “sbullonano” boccioli.
Gli animi si sollevano, i polmoni si allargano per respirare i profumi dei fiori. Anche gli insetti si danno da fare: farfalle, mosconi e api tornano a svolazzare nell’aria, a posarsi di fiore in fiore, sniffando polline, sdoganando polvere d’ormoni ai pistilli.
E’ lo spirito della primavera che si spande, è la promessa della natura che si rinnova; non c’è da stupirsi se in tutto questo tripudio naturale che ogni anno si ripete con la costanza delle certezze, con la trepidazione delle speranze che sia una buona stagione che dia frutti buoni e abbondanti, non c’è da stupirsi dicevo che gli uomini abbiano inventato riti più o meno festosi, religiosi o pagani, di purificazione e ringraziamento, di celebrazione ad ogni modo del passaggio dal freddo al tepore, dalle bufere agli zefiri, dal ghiaccio ai ruscelli, dal sonno al risveglio. Quasi a lasciare intendere che finché c’è vita c’è speranza e, se c’è speranza, c’è la vita che regala la vita ed essa si rinnova anno dopo anno dopo anno, sin dalla notte dei tempi, perché ogni volta di nuovo fiorisca la terra.