A volte non è che si sparisca

A volte non è che si sparisca
è che ci si addormenta
come pipistrelli al muro
con la testa penzoloni
le ali membranose
avvolte attorno al corpo
a fare schermo mantello
bozzolo
guscio con la polpa tutta dentro
al nocciolo

Anche chiudere è un’applicazione

Anche chiudere è un’applicazione

di salvezza o spiaggia ultima

di quelle che pescano profondo

lì dove i fori si congiungono

invocando sirene albe docili maree

un dolce giorno di bellezza

sprofonda nel lattice

di un’indifferenza piatta.

Dopo Auschwitz

«“Come si fa a scrivere una poesia dopo Auschwitz?” chiese Adorno […] “e come si fa a fare pranzo dopo Auschwitz?” obiettò una volta Mark Strand. Comunque sia, la generazione a cui appartengo ha dimostrato di riuscire a scrivere quella poesia» (Iosif Brodskij, Discorso per il Nobel, 1987) continua a leggere

Sparisce sott’acqua una folaga

Sparisce sott’acqua una folaga,
nuovi scogli affiorano con la bassa marea
e file di formiche continuano
il loro lavoro: passano i secoli
e sono sempre le stesse montagne
a gonfiarsi in oscurità e luce:
così deve averle viste
all’orizzonte tra le pareti del mare
scorgendole Ulisse, così ancora
nello spessore d’aria crepitando
stirano quella loro carcassa
di tufo color sassi e seppia.

[da Respiro, 2005 – Ermanno Krumm]

Certa poesia

Certa poesia non è per tutti
occorre avere i muscoli
aver preso almeno una volta un pugno
al centro esatto dello stomaco
sotto lo sterno appena
ch’abbia colpito a fondo
lasciato lividi profondi
reso il respiro monco
ch’abbia piegato il tronco
in due mezzi corpi stanchi.

Occorre aver sentito
dal basso verso l’alto
piovere un liquido urticante
qualcosa esplodere nel petto
fino al cervello in fiamme
come se deflagrasse una bomba o un nodo stretto
in gola in bocca e nello spazio circostante
perfettamente immobile del giorno.

Non c’è niente da fare
seppure universale
certa poesia non è per tutti.

Io non ho

Io non ho abbastanza libri
né scale verso il cielo o case grandi
non ho bacchette magiche
né le tue mani preziose e infaticabili
niente scettri corone fabbriche elefanti
non ho fiori nei capelli
papaveri tra spighe
o mandorle croccanti
mi mancano
i chicchi abbrustoliti sulla fiamma
delle spighe tenere di maggio
non ho più rose
né alberi né sogni.

Spariremo tutti

Spariremo tutti
chi più chi meno
sotto una coltre di silenzio
nel buio dei cortili
agli angoli del tempo
come un’unghia spezzata
ci piegheremo al suolo
l’epidermide incrinata
per tre giorni s’alzeranno onde
forse persino un grido
d’aquila o gabbiano
poi l’acqua tornerà alla forma madre
senza voli rapaci
nuovamente calma e tranquilla.

Il silenzio matura come l’uva

Il silenzio matura come l’uva
come sugli alberi le arance
è d’inverno che si fa rosso
d’estate invece azzurro e oro
lento s’approssima
apre le mani preziosissime
spalanca gli orizzonti e ride forte
ai profani nasconde il suo tesoro.

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