Nell’anno millenovecentonovanta

Nell’anno millenovecentonovanta
i genitori donano alla scuola
la bibliotechina
a perenne memoria dell’alunno
della prima d Gaetano Messina.

La targa in plexiglass
dopo oltre vent’anni
resiste ancora incollata all’antina
che scorre avanti e indietro
tutti i giorni a scoprire i libri
della bibliotechina.

Lo scrivo perché anch’io
voglio ricordare quel bambino
consegnandone la memoria ai versi
sfidando in questo gesto
insieme il nulla eterno
e la bibliotechina.

Quest’anno ho fatto un presepe

Quest’anno ho fatto un presepe
diverso dagli altri e precedenti
c’erano dentro leoni ed elefanti
venti dinosauri
alcuni minuscoli altri giganti
due coccodrilli almeno
e un topolino
le superchicche il canarino titti
qualche supereroe sopravissuto
a milioni di battaglie e un batman
ridipinto in nero indelebile
dal pennarello di mio figlio artista
c’era persino un godzilla salvato
dalla pioggia di dieci anni
insaccata nella bocca spalancata
tra il pelargonio e la margherita.

 

Qualcuno l’ha definito blasfemo
poi per non essere pesante
ha moderato l’espressione
tirando dentro il suo parere e gusto
qualcun altro l’ha trovato bello
e l’ha detto ben due volte
su mia richiesta  
la seconda aggiungendo
veramente
secondo me quest’ultimo ha capito
che a fare omaggio al re
dell’universo intero
c’era l’infanzia più preziosa
della mia vita.

Ci sono giornate

Ci sono giornate come questa

che l’aria è lucida e pesante

da una finestra obliqua alla mia destra

entra più ombra che luce

e un filo di nuvole perverse.

Le partizioni del tempo

Le partizioni del tempo

sono una cosa umana

come lo scorrere del verso

come il fiume nel suo corso scorre

seguendo immutabile la direzione

e non c’è cabala che tenga

non una profezia s’avvera

i mostri sono dentro la nostra testa

il futuro è una bestia che fa paura.

 

Lei

Lei si appende all’orlo fuori bordo

della parete nera con la mano

come se fosse un limite da scavalcare

o il filo che tiene l’azzurro sottostante

non che importi l’oltre tuttavia ma il volo

lo slancio fisico e leggero

il viso in poca luce

le braccia morbide nel vento

le gambe ritratte verso il corpo

come il carrello di un aeroplano.

Di ogni morte di poeta

Di ogni morte di poeta ho conoscenza

di ogni morte per sua mano e mente

d’essere che siede fuori dalla porta

bandito dal consesso umano

non per azione necessariamente

ma omissione maturata nel silenzio

degradazione estraneamento

esilio per scelta ostinata e volontà

di tutte ho il colpevole reo confesso

deriso ferito massacrato

condannato alla gogna eterna

la sua ineffabile fragilità.

Ma credete davvero

Ma credete davvero che le importi qualcosa

lei stava là stasera

spaventosa dama d’argento

sfrontatamente luminosa e bianca

fredda nel nero

un tondo perfetto fra il lampione giallo e il cielo

mi guardava con l’occhio splendido

puro fino alla morte.

La ragazzina che sto per bocciare

 

La ragazzina che sto per bocciare:
tredici anni al massimo,
mai visto in vita mia niente di simile
zero cultura, zero ideologia,
soltanto un’anarchia vitale originaria.

Si butta per terra
dice le parolacce tira i sassi
strappa quaderni e libri.

Le oppongo
una faccia impassibile, di bronzo.
Lei mi guarda con odio ma non sa
quanto io internamente le assomiglio.

Antonio Turolo (Mestre, 1962), da Corruptio optimi pessima (Nuova dimensione, 2007)

 

tratto da qui

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