Dovunque si guardi

Dovunque si guardi non è solo un fatto di merda
e lo so bene che tutto si risolve e trasforma
ogni dolcissima cosa che ingoia la bocca
ogni pietanza gustosa o cibo divino
percorse le anse dell’intestino
merda diventa.

Si fa merda pure la rosa
quando il suo petalo esausto senza quasi rumore
con fruscio leggerissimo
nel perfetto silenzio precipita al suolo
pure quello raggiunta la meta
marcisce nella terra più nera.

Ecco dicevo non è solo un fatto di merda
è che proprio dovunque mi volti
i cani ammazzati e gli uomini pure
nulla rimane di azzurro
nulla si salva allo sguardo
e il mondo incapace di luce
semplicemente fa schifo.

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riferimenti:

http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/602-Nanni-Balestrini-Ce-chi-loda-il-letamaio.html

e per tutte le morti in carcere a causa di maltrattamenti e violenze ai detenuti

per tutti gli animali vittime della crudeltà umana

in particolare a uomini e cani massacrati di botte fino alla morte.

 

A ben vedere

A ben vedere io non scelgo una poesia bella per piacere
a ben vedere non m’importa di piacere o non piacere
pochi sono stati i complimenti
in tutto il mio percorso di poeta
potrei contarli sulle dita di una mano
scrivo e questo è già abbastanza per potere misurare
me l’abisso il mondo
a ben vedere gl’incensamenti mi darebbero fastidio
preferisco i nasi che si storcono
le labbra che si stringono
gli occhi che buttati al cielo
sbuffano un altro riconoscimento.

Delle stelle poi

Delle stelle poi importa forse qualcosa
loro stanno là
brillanti e severe
contornate di gelo
enormemente distanti dall’umanità
nella notte del cielo.

E dei fiori che spargono profumi
importa forse qualcosa
dei loro petali fragili e pistilli
e colori magnifici
della carnosità sensuale d’ogni foglia d’oro
del loro orgoglio consapevole
d’essere tra i viventi
le creature più belle della terra.

E degli uomini
dei loro corpi tutti peli e muscoli
di questo sangue orrido che sparge il rosso
delle armi che colpiscono
mentre scorrono parole
infinite inutili pesanti
fitte come frecce
come una coltre che copre e mai abbastanza
importa forse qualcosa di tutto questo al fiume
alla montagna
alle spighe che si piegano al vento della sera
alla notte che viene
agli avidi re della finanza.

Nient’altro che l’assolutezza

Nient’altro che l’assolutezza
ci resta
questa disperazione enorme
che rifiuta consonanti
aggrappata come filo
al suo principio
senza la dissolutezza
d’alcool droghe abusi
mai si arrende
perforando fino al centro
l’umiltà del fango
si ribella alla pretesa di condanna
alla nullità irrisolta
al niente ora e per sempre
resistendo  al sopruso alle pretese
mentre il potere si arroga ogni diritto
si allarga e gonfia tronfio
il proprio petto
riempie il portafoglio
di sbruffoni

Riferite al signore

Riferite al signore
di ogni luogo e tempo
di ogni giorno e notte
che non bastano creme alle rughe
e corse
per smarcare i nemici
dare fiato alla luce
sbaragliare le forze del male
è un impegno infruttuoso
e senza riposo
né risorse né soste
quando avrà fine il travaglio
dovunque dopo si vada
ingiusta la pretesa ostinata
e vana sarà stata
la pena.

Lascio segni sul bianco

Lascio segni sul bianco

perchè diventi una cosa nuova

diversa da prima per l’impronta

perchè ancora sia quando non sarò

e non vuoto ma presenza

piena estesa viva traccia che permane

che mi rappresenta

Il mistero dell’ispirazione

tratto da qui

Pasquale Rotunno: Linguaggio, miti letterari e neuroscienze

Per il poeta lo scrivere è sempre una scommessa rischiosa. Tanto più oggi, sommersi come siamo da parole fantasma, parole consumate, usurate, inessenziali. Il frastuono dei mezzi di comunicazione vecchi e nuovi c’inonda di parole coatte, ripetitive, vanamente ciarliere. Il parlare del poeta è divenuto sempre più un parlare contro le parole. La poesia, ha scritto Roland Barthes, è “il linguaggio stesso delle trasgressioni del linguaggio”. E Jean-Paul Sartre ha rilevato: “L’oggetto letterario, quantunque si realizzi mediante il linguaggio, non è mai dato nel linguaggio; è invece, per natura, silenzio e contestazione della parola”. continua a leggere

Prima o poi

Prima o poi sopravviene la coscienza
che scrivere è un atto di debolezza
allora la nausea domina la scena
anche i polmoni rarefatti
e la poesia diventa
un parto abominevole
escrescenza prodotta
contro natura
allora ti abbandoni ad essa
come a un vizio insano
pregando che un giorno taccia
il tarlo
arreso all’evidenza
di quanto più santo sia il silenzio.

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