C’è molto da dire su una natura morta
perché abbia quel nome ad esempio
quando in ogni cosa
c’è la vita di un essere nascosto
dietro la tenda la parete il vetro
sotto il tavolo o seduto sulla sedia
oppure appena uscito dalla porta.
C’è molto da dire
attorno a una natura morta
la tovaglia bianca
che in drappo ricade
verso in basso
creando onde di tessuto
in chiaroscuro
la frutta raccolta nel cesto
un lume un vaso
la cacciagione tutta piume
un coniglio dal ventre squarciato
e pelo grigio
che appare ancora soffice allo sguardo
una statuetta in gesso bianco
che troneggia massiccia nei pressi
di una tazza in fine porcellana
le posate d’acciaio i cucchiaini
una fruttiera d’argento
la zuppa nel piatto fumante
la tenda che copre la finestra
e in parte la parete
il cordone che la lega
il piano di legno scuro
quello di marmo o di materia imprecisata
che offrono l’appoggio delle cose
le bottiglie in vetro d’ogni colore
il liquido che al loro interno
prende forma fino al livello
e resta sull’orlo incerto
se versarsi nel bicchiere
e farne un recipiente pieno
o lasciare quello
a rappresentare eternamente
il vuoto.