Tutto tace

tutto tace. non parla il mostro dentro. non il santo non il vate. tutto tace. non fiorisce una rosa o la parola. nè l’anima la segue. e il rumore che c’è intorno è meno di un sussuro. uno sbadiglio.

Normalità

Cova come un uovo
alcova del segreto
saturo volume tondo amorfo
guscio che protegge
il tuorlo rosso.

C’è questa famiglia
stanza che ora basta
niente chiede niente manca
al collante dell’albume
luogo dove irrompe l’altro
di steccati rompe impazza.

Grida e parla forte
russa piange spinge
urta insulta rutta
lecca con la lingua sporca
e guarda come guarda
storto…

Ora è tutto dentro
il mostro che rinnega
lama che nel sangue annega
urla torce e piega dove
l’immenso si riduce
a un pugno immenso
di paura.

http://www.nazioneindiana.com/2010/05/14/una-sana-anormalita/

Scrivo

Scrivo per posare i pensieri
dare loro sepoltura
onorevole quiete
asilo dignitoso
come pecore raccolte in un ovile
o suore in ricovero decoroso
al camposanto una fila di croci
un luogo buono per il riposo.

Se appena tento di resuscitarli
l’immenso si riduce a un foro
nero sprofondato in gola
chiave senza serratura
porta d’acciaio temperato
sulla quale sta scritto
per mille volte rinnegata
per altre mille dimenticata.

I capelli (ovvero una szymborskata)

La mia scrittura è vicina ai miei capelli.

Tante ne parlano. Li vorrebbero diversi.

A mia sorella maggiore non piace il colore.

La seconda dice che li porto male.

L’ultima critica il taglio

che non è moderno originale.

Poi c’è un’amica che ridendo li guarda:

“Ah, ieri sei stata dal parrucchiere!”

Mia madre è un’altalena

una volta dice: “Belli!”

un’altra: “ Fanno pena”.

Una collega me li vorrebbe stirare

metterci mano poterli modellare,

io ne ho quasi paura perché mi sembra

che a ciocche intere me li vorrebbe strappare.

La mia scrittura io penso

che sia uguale. 

Stasera

stasera rantolo stanchezza.

nessun enzima da consegnare.

nè segno o sindone.

nessuna escrescenza di salnitro

da scrostare.

Una corona di spine

Come fare di un uomo un proscritto. Di una donna una puttana. Di cento poeti una rima buona. Anche portare una corona di spine. (Di povero Cristo?) E’ arte riservata. A pochi eletti. All’umanità sbagliata.

Il primo luogo della bellezza

tratto da qui

Il luogo dell’estetico: l’immagine di Valter Binaghi


Marc Chagall – Promenade

Quando penso che la vita è breve, i figli se ne vanno e i miei romanzi non saranno indimenticabili, anzichè farmi prendere dallo spleen (“Sono il Re di un paese piovoso…” scriveva il primo poeta che ho veramente amato, Baudelaire) mi avventuro come un turista accaldato nelle sempre fresche acque della mia vera ossessione: scoprire il luogo dell’estetico, convinto come lo era Dostoevskij che sarà la Bellezza a salvare il mondo. continua a leggere

Geografia

Ho graffi dappertutto
nella pagina inferiore delle braccia
sul dorso delle mani
sul ventre convesso,
come un dosso artificiale
sul quale campeggia una manciata
di nei piccoli e sbiaditi.
Presumono d’essere disposti
secondo una volontà divina.
Quasi costellazioni celesti.

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