Noi che viviamo compatti. Blaterando contratti nel vuoto. Noi litighiamo ogni volta abbaiando per poco. Nelle stanze seminiamo vestiti. Le cinture le scarpe i capelli. Noi che aggrappati restiamo. Resistendo alla piena. Con gli ombrelli alla pioggia all’estremo. Sempre uniti o distanti. Instupiditi o distratti. Sopraffatti. Conduciamo in coraggio il percorso. Alla fine alla curva all’incrocio. La salita il fosso l’abisso. La montagna a scalare. Ogni colpo lasciato ogni treno. Ogni sogno o speranza perduta. Ogni uomo per strada. Ogni donna. Con un gancio legato a una corda. Noi solleviamo ogni giorno. La trincea dell’assalto e la guerra. Noi che laviamo lenzuola. E stiriamo le pieghe gli stracci. Salutiamo educati il vicino. Cuochi ai fornelli. Operai incolonnati. Studenti. Come tanti impiegati. Massa amorfa del nulla. Macerata dal quando. Che poi suona per tutti. Alle cinque la sveglia. Ci leviamo ogni giorno. Mentre l’alba arrossisce. Assonnati. Gli occhi bassi all’asfalto. Mani in tasca e la nebbia. Ogni volta daccapo. Come il fumo il vapore. Una ruota di pozzo. La ghiera dell’ora. Crepitare di neve d’inverno. Afa d’estate. Olio giallo a inondare. Noi che per l’ultimo soffio. I remi a vogare. Affogati navigando nel mare. Saccheggiamo assetati. L’infinito del niente a echeggiare.
Rispondi