L'alba è più lucida
L’alba è più lucida stamani al punto che s’avverte il tonfo. Del nulla nel sole di gennaio. Un vuoto dopo l’altro a deglutire. Cavi distesi tra i pilasti. E’ nel limbo che risiede la condanna. Uno spazio accecante tra le nuvole. Una sete enorme di paura. Scrivono di gioia a trenta passi. Tra ristagni di disgusto. Quasi il piacere di sapere. Ma le mani hanno il fiato corto. Muovono le dita con fragore. Si accendono con poco. Fanno salti enormi dalle cime fino al mare. Senza argine è l’inesistenza. Viscida speranza di librarsi. Solo rombi gonfiati nella pelle e sottile piacere di negare. Scomponendo i segni e gli occhi. Soprattutto ascolti. Senza parte né cielo. Senza spazio è l’ardito nero. L’arte inconsistente della sabbia che tutto lascia al vento. Infinitamente disperdendo. Questo filo finissimo e metallico. Luminoso nell’ampolla. Emette luce intermittente senza posa. Persistenza che conforta. Asseconda la dinamica interiore. Come i pezzi di vetro tra i frantumi. Fragilmente nel freddo che consuma.
Inverno
Alberi stagliati nella nebbia
inseguono il profilo del suolo
curvo il corso d’acqua.
L’inverno sulla terra
è fumo di un passo sottile
che penetra e consuma.
Statue storte nei drappi nel velluto
instabili nel bianco
le braccia in alto scorticate
da mille mani corrose e dita
rivolte verso il cielo
come rami secchi tutti nodi.
Sono angeli
le ali umide
raccolte
nell’attesa eterna
di novembre.
In memoria
In ricordo di Alma
Alma Rosenblum,
chissà se ancora pizzichi il violino
nell’aldilà della tua beatitudine,
se leggera libri il corpo al suono.
Il vecchio giornalista berlinese
al suo compleanno
ti descrisse come un angelo
e ci parlò della dolce Fedora
che ti accompagnò a quel concerto
di morte.
Sharon
Murata al vento
Piangevi
e ti sputavano addosso.
Le tue mani lisciavano crani
e patte rigonfie di divise.
Nel buco delle loro orecchie
Lavorava la tua lingua.
Dalle loro bocche brutte
Ascoltavi:
“La vostra umanità
È la sigaretta tra le mie dita”.
poesie di Prisco De Vivo tratte da qui
All'amico innamorato
Stringe in gola
l’angolo divelto
stampa in petto
un bandolo d’angina
largo il gesto della mano
sulla fronte a spolverare
palpiti di morte.
Nel torace un ferro rosso
grosso segno del brillare
voce che s’incrina gabbia
cuore che si blocca e sbanda
l’inferriata sulla bocca
mani a mescolare
viscere e farfalle.
Sfiocca il vento a cento nodi
ha una forza che devasta
dentro
fremiti di sabbia.
Nausea
Di nausea sporge la pagina
il labbro succinto
una lavagna
di nausea uccide
il verticale trapianto.
Come un cuoco è il poeta
che mangia
e mangia.
Di sale ed altre rose
Ma perché dovrei sfogliarti
corpo? A petali di rose
bianche rosse morte.
Improvvisamente
abbandonai ogni colpo
sparo albero pistola
rinunciai al vagito
rutto primo d’ombelico
statua di pietra modellata
tacqui in modo indicativo
e nel presente senza scopo
opponendo lame
migrai allo zolfo infame
calcio impatto imperativo
biancheggiante fosforo
e catrame.
Ammutolii di rame.
Vento d'Africa
tratto da qui
Da Castel Volturno a Rosarno: il vento indignato di mamma Africa
di Biagio Simonetta
Sono disposti a tutto. Lavorano anche sedici ore al giorno, perdendosi nelle ombre degli agrumeti, dove gli alberi sembrano non finire mai. Nella Piana di Rosarno (Rc), la terra delle famiglie Pesce-Bellocco, gli africani non si contano più. Sono oltre mille quelli regolari. Ma nei capannoni in disuso alle porte di San Ferdinando (Rc) ne alloggiano almeno tre volte tanto, in condizioni che di umano non hanno niente. continua a leggere
La mia rabbia libera
30 luglio 2009
Andrea Camilleri: "La mia rabbia libera"
Questo è il Paese dei Campanelli e la sua classe dirigente è da operetta… Andrea Camilleri non rinuncia all’abituale ironia per descrivere una situazione che ritiene drammatica. Negli ultimi mesi ha seguito giorno per giorno la vicenda nazionale e ne ha fatto, insieme a Saverio Lodato, un diario quotidiano su ‘l’Unità’, ora raccolto in un volume con il titolo ‘Un inverno italiano. Cronache con rabbia 2008-2009’ (Edizioni chiarelettere). È un libro denso che coinvolge come uno dei suoi racconti, ma che impressiona come un catalogo degli orrori. Sono gli orrori di una politica che ha perso il senso della sua funzione e del bene comune, che grida parole per riempire il vuoto di contenuti, che asserisce e smentisce, che elegge la volgarità a stile di vita, che irride la povertà e mente sulla realtà di una crisi economica rovinosa. continua a leggere
L'intervista ad Angelo Zabaglio
Segnalo oggi, per non averlo fatto prima, la mia intervista ad Angelo Zabaglio, alias Andrea Coffami, pubblicata qualche tempo fa qui su Rossovenexiano.
Racimolo parole
Racimolo parole nel crivello
quelle belle le accendo e loro
tutte vanitose in bella mostra
col petto tronfio in fuori
fiori sono preziosi di sintagmi
fiammiferi infuocati nella notte.
Le altre timide ordinarie
le spalle circonflesse
le ordino sul foglio in fila indiana
soldatini di piombo macchinine
le muovo come una legione
che avanza compatta verso l’orlo.
L'adorazione dei Magi
Gentile da Fabriano, 1423, Galleria degli Uffizi, Firenze
Uno degli oggetti
L’Epistolario di Lorenzo Calogero nella lettura, note e commento di Amelia Rosselli.
Uno degli oggetti della mia vera vocazione poetica: l’ammissione costante sebbene… tacitamente sottintesa di un’idea etica e poi di un oggetto etico e poi di una zona mistica in relazione costante sebbene preliminare, con tutti gli abbozzi di idee eticamente possibili e quindi, in un certo senso, oltreché con le loro possibilità contrarie con un circuito di possibilità mistiche, perché, almeno, non appartenenti alle possibilità puramente logiche dell’uomo se non nel senso di ciò che nettamente le precede …su quello che riguarda il prodotto di quello che promana dall’irradiazione mistica le dirò… che non ammetto che esista un pensiero che non si attui attraverso la tecnica che pertanto possa considerarsi non tecnico, compreso, s’intende, quello che entra nel tessuto della poesia, e che la poesia nient’altro è che una speciale tecnica dell’attività pensante, perché l’oggetto etico e l’irradiazione mistica rimangono in questo nascoste nel profondo della coscienza, ma vivi ed effettivamente operanti. Il misticismo di cui parlo… e null’altro che un misticismo relativo che senza essere la pura e semplice contemplatività la sfiora semplicemente…
La poesia… è quasi del tutto immediatezza e quasi del tutto assenza di lavoro.
E la fase preparatoria a questa immediatezza come sarebbe? Forse lavoro più di quanto ne richieda la scienza per attuarsi… Comunque il poeta precedentemente al poetico che darebbe una qualsiasi ragione a quel quasi notato precedentemente quando non azzarda e gioca col caso sarebbe un quasi puro religioso. E ciò che costituisce il substrato di ogni religione, cioè Dio, sarebbe quanto di più lontano esista per l’uomo ed a cui come è pericoloso pensare di avvicinarsi per le pessime suggestioni che da questo tentativo possono provenire, così diventerebbe il più faticoso dei lavori.
… So anche che costa meno la verità che la menzogna o la quasi menzogna.
… Se per filosofia intendiamo, qualcosa che sia pure un’immagine (e che cosa potrebbe essere che non sia un’immagine?)…
Ti dirò, del resto, che ciò che più mi sgomenta dei Vangeli è ciò che può chiamarsi la fatalità del male, fatalità, questa, che metterebbe sempre in più serio imbarazzo la possibilità di conoscere se stesso.
E’ certo, secondo me, che il poeta non conclude quasi mai nulla e che solo qualche volta conclude qualcosa, e sempre ben poco…Tuttavia dirò una cosa, che credo della massima importanza per la poesia in genere, e cioè, che il problema della poesia non risiede tanto e solamente in quello che possiamo chiamare poesia scritta, quanto, e massimamente, nei problemi più urgenti per una sempre più equa giustizia sociale. Che cosa ha da fare, si potrebbe domandare, la poesia con la giustizia e con il senso della giustizia?
Non intendo proprio riferirmi a quella che si può chiamare "poesia populista" che molto raramente, forse, riesce ad essere vera ed effettiva poesia o a suggerire qualcosa che sia come la sostanza ed il midollo della giustizia e del senso della giustizia.
Il mistero della giustizia, potremmo dire, secondo il principio evangelico.
Fra letteratura, filosofia e politica, la politica mi sembrerebbe la cosa più interessante e più degna di rilievo, non fosse altro perché si occupa del maggior bene collettivo (intendo dire in senso economico), accessibile e comprensibile alla maggior parte degli uomini… Se dovessi fare una confessione circa le mie tendenze politiche dovrei, intanto, dire che mi sento dall’estrema destra orientato verso l’estrema sinistra…
Che voglio concludere con ciò che sono giusto? Credo, a tal riguardo che uno possa sentirsi tale a patto di non pensarci. Che voglio fare come si dice nei salmi: Chi si salverà, o Signore, dalla tua giustizia? …Comunque è molto difficile salvarsi dalla giustizia di chiunque. Subito dopo mi dice che ridurre la vita a verità è il compito più inquietante, già direi che la vita non si può ridurre mai completamente a verità.
…Quali che siano le comodità materiali di cui si possa godere, per quel che riguarda la felicità sarebbe di somma importanza la libertà e la buona educazione. Ma chi dà o è disposto a dare simili cose? Naturalmente chi le ha. Ma oggi, come oggi, chi le ha? O io, e con me anche gli altri, dobbiamo dare credito di impartitrice di libertà e di buona educazione a chi sistematicamente non si è dimostrato all’altezza di questo compito, o chi per sistema crede di poter agire in questo senso?
Figure immaginarie di Lorenzo Calogero
Figure immaginarie
che germina l’anima
per vederle partire
in un mare di sogno.
Siamo legati alla vita
da sottilissime vene
come ad un mare pauroso
che sempre abbuisce.
Ci levighiamo colla speranza sottile
di conoscere le cose a fondo,
di traghettare sulle nostre spalle
l’ombra della nostra morte
sull’altra riva
ed essere cosi
immutabili ed eterni
al livello desiderato.
Lorenzo Calogero, poeta, nato a Melicuccà (RC) nel 1910 e lì morto suicida nel 1961
Poco suono di Lorenzo Calogero
Di tanto rovinoso mare
poco suono giunge
al mio orecchio assorto
in ascoltazione dell’Eterno
che come un angelo passa.
Lorenzo Calogero, poeta, nato a Melicuccà nel 1910, e lì morto suicida nel 1961
Numeri
La fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo è spesso occasione di bilanci. Desidero farne anch’io per l’attività svolta in rete con il blog “semantica” in poco più di un anno suo di vita.
Do un po’ di numeri, ma i numeri, per chi sa leggerli, hanno un’anima.
323 post pubblicati dal 10 novembre 2008 a oggi di cui (senza pretesa di completezza):
PRODUZIONE INTELLETTUALE DELL’AUTRICE DEL BLOG LOREDANA SEMANTICA
a) oltre 90 poesie pubblicate nelle tag:
“poesiotte” ( tema leggero-testo breve)
“poesiacce” (tema pe(n)sante)
“poesiuncole” (tema profondo)
b) 6 componimenti in prosa poetica nella tag “in prosa”
c) 2 collaborazioni artistiche pubblicate nella tag “intrecci”
d) 1 recensione nella tag “recensioni”
e) 3 interviste 3, scritti in tema di poesia, 1 raccolta poetica (autoprodotta in formato pdf) pubblicati nelle tag “fiorire di poesia” e “pubblicazioni”
f) 2 racconti pubblicati nella tag “racconti”
g) 80 foto digitali nelle categorie “occhiate” (miei scatti) e “fantasmagorie” (miei scatti sottoposti a processi di elaborazione digitale)
h) 3 gif
i) 10 traduzioni poetiche nella tag “translated”
PRODUZIONE D’ALTRI AUTORI
a) 24 famosi capolavori poetici pubblicati nelle tag “le bellissime” “le grandissime”
b) oltre 60 articoli tratti dal web segnalati nelle categorie “mondo” “mondo letterario” scritti scelti di riflessione” “scritti scelti di letteratura” “cultura” “ambiente” “in ascolto”
c) 5 poesie scelte di contemporanei pubblicate nell’omonima tag
d) 33 video nella tag “visioni”
E con questo auguro
UN FELICE ANNO 2010
Loredana Semantica