Fuori risuona l’ululato
di un corpo nel calice
ora spento
i tuoi oceani che non erano abbastanza
l’abisso insistente che pronunzia
il tuo nome e quello di tua madre
nel vuoto orizzontale a pezzi
l’ossessione riflessa speculare.
Come sequela come dramma
di sconfitta la paura
per dolore il passo falso
tra le mille bocche umane
che si allungano sgomente
nella resa eterna mute.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/londra-15:27/3610679/7
[parole e sentire…che implodono…un pensiero sentito dentro]
Bel blog, complimenti…bell’atmosfera, bei colori, bella musica e belle parole…il giusto connubio per la quasi perfezione.Ciao.
black un quasi perfetto insieme rende (im)perfette grazie 😉
grazie Morfea, anche del lusinghiero commento su rosso
‘notte