Naufragare

Ora che scrive intenso

Io rammento

che non era come questa

l’aria antica 

che se il destino spinge

tra le braccia esplode il dramma

giù dalla torre in folle senza freni

e sprofonda nella gola disumano

senza ascolto né riserve

nè ragione e remora a tenere

e non c’è nulla che ferma il limite

del salto

a precipizio nudo di strapiombo

che si rivolta in tondo d’incoscienza

che lascia ingordo il battito diaframma

naufragando dolce in pietra

di sapore

A Nicholas e Sylvia

Fuori  risuona l’ululato

di un corpo nel calice

ora spento

i tuoi oceani che non erano abbastanza

l’abisso insistente che pronunzia

il tuo nome e quello di tua madre

nel vuoto orizzontale a pezzi

l’ossessione riflessa speculare.

Come sequela come dramma

di sconfitta la paura

per dolore il passo falso

tra le mille bocche umane

che si allungano sgomente

nella resa eterna mute.

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/londra-15:27/3610679/7

 

Mondo al buio

Corriere della Sera.it
La Nazionale di calcio scende in campo con il Montenegro proprio in concomitanza con l’Ora della Terra, l’evento di mobilitazione globale per il clima organizzato dal Wwf, che sabato 28 marzo attraverserà 25 fusi orari (alle 20.30 toccherà all’Italia), spegnendo le luci di città, monumenti simbolo, istituzioni, imprese, case in tutto il mondo. Ed è per questo che il capitano della Leggi ancora

Tutti scrittori, ecco i libri fai da te

Corriere della Sera.it
Dopo la nascita di Kindle2, prodotto da Amazon, sappiamo che una macchinetta di tre etti può contenere le notizie, i dati o le storie di circa 1500 libri. È una biblioteca portatile che verrà sempre più perfezionata e ampliata. È capace di nuove funzionalità, ha un disegno grazioso — il primo Kindle era più brutto dell’anatroccolo delle fiabe — nonché un rinnovato sistema di Leggi ancora

“Essere o non essere” di William Shakespeare

To be, or not to be: that is the question:

Whether ‘tis nobler in the mind to suffer

The slings and arrows of outrageous fortune,

Or to take arms against a sea of troubles,

And by opposing end them? To die: to sleep;

No more; and by a sleep to say we end

The heart-ache and the thousand natural shocks

That flesh is heir to, ‘tis a consummation

Devoutly to be wish’d. To die, to sleep;

To sleep: perchance to dream: ay, there’s the rub;

For in that sleep of death what dreams may come

When we have shuffled off this mortal coil,

Must give us pause: there’s the respect

That makes calamity of so long life;

For who would bear the whips and scorns of time,

The oppressor’s wrong, the proud man’s contumely,

The pangs of despised love, the law’s delay,

The insolence of office and the spurns

That patient merit of the unworthy takes,

When he himself might his quietus make

With a bare bodkin? who would fardels bear,

To grunt and sweat under a weary life,

But that the dread of something after death,

The undiscover’d country from whose bourn

No traveller returns, puzzles the will

And makes us rather bear those ills we have

Than fly to others that we knownot of?

Thus conscience does make cowards of us all;

And thus the native hue of resolution

Is sicklied o’er with the pale cast of thought,

And enterprises of great pith and moment

With this regard their currents turn awry,

And lose the name of action… 


Essere o non essere: questo è il problema:

se sia più nobile d’animo sopportare,

i sassi e le frecce di un destino ostile,

o prendere le armi contro un mare di avversità

e annientarle combattendo. Morire, dormire,

nulla più, e col sonno poter dire la parola fine

al dolore del cuore, ai mille traumi che la natura

incide nella carne, la fine intensamente desiderata.

Morire, dormire, forse sognare: sì questo è il punto,

quali sogni possano venirci incontro in quel sonno di morte

quando ci siamo liberati dal groviglio mortale, questo ci trattiene:

questa è l’angoscia che di tanto prolunga la vita ai nostri mali.
Chi subirebbe altrimenti le frustate insolenti del tempo,

le ingiustizie del tiranno, il disprezzo dell’uomo superbo,

le pene che dà l’amore non corrisposto, i ritardi della legge,

l’arroganza dei potenti, i calci in faccia che il merito paziente riceve

dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il conto
con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di fardelli

imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita,

se non fosse il terrore di qualcosa, dopo la morte,

il luogo inesplorato dal cui confine mai nessuno ritorna

a inibire la nostra volontà ad indurci a sopportare i nostri mali

piuttosto che volare a cercarne altri che non conosciamo?

Così la coscienza ci trattiene tutti; così l’incarnato acceso

della determinazione sbiadisce dinnanzi al pallore del pensiero.

E così imprese di grande importanza e significato

sono deviate dal corso naturale in questa direzione:
e dell’azione perdono anche il nome…

William Shakespeare , “AmletoMonologo

traduzione di Loredana Semantica

 

Una vita (4…3….2….1)

Senza indegnità rima e pudore

appuntandosi sul bavero le spine

i gomiti fasciati nel conoscere

di tavoli e pc da colazione.

Una vita da calzetta

scarsa strada pochi balli

feste rare da dimenticare.

Seminando polli

occhiate strane.

Nei capelli accendi il mare.

Il buio ideale


ROMA – Spegnere la luce, accendere la fantasia. Wwf e Repubblica.it lanciano una nuova iniziativa congiunta per dare ancora più forza a "Earth Hour", la campagna organizzata su scala mondiale dall’associazione ambientalista per mobilitare i cittadini a favore di politiche climatiche in grado di scongiurare i drammatici cambiamenti legati all’effetto serra.
Leggi ancora…

Egida

Girotondissimo mondo

recessi ed anfratti in rivoli d’acqua

riversi nel fiume a monili

il cerchio che ruota alla mola

disgusta per nenia a parlare

in bocca le solite cose

tempo cibo e lavoro

sorridere freddo tirando le labbra

scoprire a spalanco lo spacco del cuore

ogni dito fa male rasentando la piaga

e intanto 

l’espianto sfrenato

per cuneo ossessivo 

implacabile scava.

 

Il vero volto di Shakespeare


LONDRA – Trentotto opere teatrali lo hanno reso immortale, ma il giallo che ci ha lasciato dopo la sua morte potrebbe avere finalmente una soluzione. Di William Shakespeare, considerato il più grande drammaturgo di tutti i tempi e il poeta dell’animo umano, si ignora molto, al punto che circolano teorie secondo cui non fu lui l’autore dei testi che gli vengono attribuiti, o che addirittura non sia mai esistito. Leggi ancora

Filmico necessitato

Sbatacchiava quel sordo suono

quel maschio macello

svelleva con le mani coltelli

saturava lo sterno scavato

strozzava la corda il sapone

degli innumerevoli colli.

Vomitava scintille

il grilletto sparato.

Come un far west

coi cavalli criniere al vento

il treno a vapore e pistole

nel fodero in pelle

il cuoio intarsiato e stivali

di calci per miglia sferrati.

8 marzo 2009

Non ho molta voglia di parole, oggi. Ma questo è il mio spazio pubblico ed oggi è la festa di tutte le donne Non voglio far mancare il mio augurio. Ed è questo. Senza voli e senza poesia.

Auguri a tutte le donne di questi ed altri luoghi, che abbiano sempre più riconoscimenti del loro valore senza per questo dover stringere i denti e lottare oltre misura, che abbiano sempre più rispetto del loro essere femminile senza per questo essere viste solo come corpo e curve e voglie da soddisfare.
Buon 8 marzo a tutte.

In silenzio

Scrivono in molti oggi qualcosa

un libro un saggio un romanzo

d’appendice per passione 

intensa e questo e quello

legando in bocca piena le parole.

Eppure il dire ha il suo vero nome

consegna ed onere di dare

pane agli occhi e squarcio al velo

esegesi di cosa ora nel mondo

come lo vorremmo  dove andare.

Osserviamo ogni tre giorni

un minuto di silenzio in segno

di cordoglio grande

per nostalgia indicibile

di un grande foglio bianco.

 

 

Che cos'è la poesia?

Tempo addietro, durante la mia collaborazione con “Rossovenexiano”, avevo elaborato sul tema “Che cos’è la poesia?” questo mini saggio, lì pubblicato il 2 marzo scorso. PNel luglio del 2009, avendo letto che l’iniziativa “Poeti” promossa da Lietocolle e curata da Anna Maria Farabbi, aveva nel suo primo foglio come tema lo stesso argomento, ho ripreso quel mio scritto, l’ho rielaborato, ampliato e, col titolo La rifrazione luminosa della poesia l’ho proposto come mio contributo all’iniziativa di Lietocolle.

Qui sotto il mini saggio nella sua primitiva stesura. Qui il testo ampliato.

Rispondere alla domanda che cos’è la poesia non è semplice. Non lo è se con la domanda s’intende semplicemente distinguere tra il genere letterario poesia ed altri generi d’espressione verbale, ma il livello di difficoltà s’accresce enormemente quando, chiedendosi cos’è la poesia, si voglia trovare un criterio di valore, di pregio, di selezione, si voglia tracciare uno spartiacque tra ciò che merita il titolo di poesia e ciò che invece ne resta fuori.

Se ci si ferma all’intento di distinguere la poesia da altri generi letterari di comunicazione è illuminante leggere l’intervista del poeta Franco Fortini . Essa è disponibile in rete per chi volesse leggerla integralmente a questo link:

 http://www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=299

L’intervista possiede i pregi di essere espressa in un linguaggio semplice, di fare spesso ricorso ad esempi chiarificatori, tra l’altro estende il discorso anche ad altri temi connessi: la poesia come espressione di sentimenti ed emozioni, la capacità della poesia di incidere nel sociale, io la lessi anni fa è rimasta punto di riferimento nella mia formazione poetica.

Ho accolto e reso mio il pensiero di questo autore nei passi  in cui egli definisce la poesia insistendo particolarmente sull’aspetto formale. E’ da questo suo convincimento che io ho tratto il mio semplice  convincimento, che è poesia l’insieme di parole disposte in particolare architettura (versi, strofe, spaziature ecc.) che riescono a comunicare attraverso i segni: significati e significanti.

La poesia si riconosce graficamente per la particolare disposizione del testo, si riconosce alla lettura per la particolare scansione acustica indotta dal verso e per altri elementi sonori del corpo testo (assonanze, allitterazioni, omofonie rime, pause ecc.),  si riconosce per l’intento di comunicazione.

Le espressioni poetiche non disposte in versi restano perciò collocate nella categoria affine della prosa poetica.

Il fonema (segno scritto o suono verbale) è il significante, in grado di richiamare alla mente un’idea che è il significato (Sausurre). Nel testo poetico l’impiego dei significanti avviene nel tentativo di esprimere con essi verticalizzazioni ed amplificazioni che fioriscono d’ intensità, complessità, concetti, profondità, sentimenti, immensità, che, tra l’altro, manifestano da un lato il tentativo d’afferrare e condividere il bisogno d’assoluto che accomuna ogni essere umano, e dall’altro partecipano al mondo messaggi – forse di bellezza? – perché esso ne sia pervaso, sconvolto, ammirato.

Questo fa di un testo poesia. E’ per questo che “la vera poesia può comunicare prima ancora di essere capita” (Thomas Stearn Eliot).

Quanto più l’architettura composta riesca a risuonare nella mente del lettore, quanto più in esso provochi meraviglia, ammirazione, stupore, tanto più lo scritto sarà poesia.

Ora però questo criterio soffre indiscutibilmente di un limite, infatti mentre il criterio formale del quale ho parlato all’inizio è imprescindibile ed oggettivo, il criterio dello “stupore” trasuda soggettività, non è indispensabile ed inoltre è contingente, ossia la bellezza che riscontriamo in un testo poetico tanto più sarà percepita dai nostri occhi ed orecchie quanto più essa intercetta, nella forma e/o nel senso, il nostro stato d’animo, la nostra sensibilità, le nostre corde, le esperienze umane vissute, le preferenze d’argomenti o il gusto.

E’ certo questo è troppo poco per ergerci a giudici della beltà di un testo, ma non per essere lettori ed estimatori del genere poesia, infatti io credo che vi siano lettori appassionati in grado di “sentire” la poesia per esperienza, per il solo fatto di averne letta così tanta da aver formato ormai un gusto sicuro.

Per discernere con maggiore capacità d’orientamento e soprattutto autorevolezza soccorre il parere di studiosi, il loro lavoro critico svolto alla luce di conoscenza della tradizione dell’esperienza e sensibilità educate da letture e dal confronto, dallo studio della lingua, della poesia, delle poetiche. 

E’ inutile nascondere che, specie per questi ultimi, il nome dell’autore condiziona fortemente ogni scelta, ogni parere, ogni valutazione critica di beltà di un testo o del valore di un’opera. Per i delusi talentuosi (di tanto, ma tanto talento) c’è sempre la speranza che il tempo rivolti le storie. Come per le 1775 poesie mai pubblicate in vita di Emily Dickinson.

Per finire una nota su internet, siti e blog; con essi è stata estesa a chiunque lo desideri la possibilità di pubblicare liberamente il frutto verbale della propria espressività, ciò ha moltiplicato tra l’altro gli scritti in versi, senza che perciò si possa dire che sia stato dato un reale contributo alla diffusione della poesia o che facilmente si trovi in rete bella poesia o  che si siano moltiplicati i bravi poeti, ma questa di chi sia il poeta è tutta un’altra storia…

 

 

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