Scavo

Ognuno porta

nella bocca il suo dolore

una sporta carica di verbi

per labbra cieche e suoni

si spera celestiali

nei nidi emettendo

participi oltre ad altri tempi

oscuri di concerto

ad alleviare rosse le gengive

ma non è il gesto che solleva il fiume

nè l’alveo o il greto di pietrisco

l’orto circoscritto il resto

non c’è sacco o garza o lino

non è nemmeno l’uomo

a dire apriti ombrello

elicottero cervello

non c’è niente di mangime

che basti a dare requie

al rostro perpetuo mostro

che scava nel torace

drago infuocato nero

rovesciato dentro

l’anfratto morso vuoto

insaziabilmente piatto.

Trobar clus (nell'anno del Signore 2007)

Non è la gentilezza che significa

grazia al verso e dare nomi

né la storia delle trappole

che gli uomini sapete

non sono per furbizia

nati ieri.

 

Una volta lei ha rubato un fiore

per farne il logo suo d’autore

era brava la poetessa

come tanti nel risucchio

arte eccelsa del rubare

vento tra le ali e sette veli

di uno scheletro a scomparsa

dentro muri armadi mari.

 

L’altra era una maschera

tutta testa a sovrastare

bella soprattutto

al di sopra d’ogni cosa

impressionantemente bella

da far male.

Trobar clus

Di versificare impianti

e stati pregevoli di luce

che si raccoglie attorno

intensa all’ombra

e sfoca

ai piedi d’alberi nodosi

in trecce e rami lunghi di radici.

L’arte del dire stagna

dimora nei rivoli complessi

pressando forme inette

in basso dove

un modo vale l’altro

per inerzia.

 

Si gonfiano le foglie innumerevoli

come teste belanti a pullulare

il brodo del molteplice disperso

anime protese verso il sole

che trovano la notte

nell’esodo immancabile

del fare.

Quella faccia e le altre (che non vogliono raccontarlo)

Corriere della Sera.it
D i sicuro è già successo. Di sicuro già ieri sera qualche maschio italiano della Checco Zalone School of Political Correctness avrà fatto il bullo al ristorante, davanti agli amici, scherzando (?) e minacciando la fidanzata: «Stattene buona o ti riduco come Rihanna, eh». Garantito. La faccia della popstar pestata, diffusa ieri sui siti di notizie con successo mondiale, è un’arma a doppio Leggi ancora

Legami

Ci sarai di nuovo quando

l’apparenza

prenderà la forma

intensamente desiderata

allora le membrane impazzite

cederanno.

Sfaldando

quegli involucri forati che nel tempo

di lacrime hanno tenuto

le volute cerebrali

insieme fasciando volpi e legami

bende e sangue.

Ci sarai d’incanto

e magnifico ectoplasma

magmatico di pianto

ci sarai.

E sarà di nuovo

vita estrema e luce

(d’inferno)

l’io macerando.

 

L'unisono

Noi soli saremo

essendo noi stessi

complemento

l’un l’altro esistendo

l’unisono

come se fosse cosa preziosa

preziosa cosa nascosta al mondo

come se sfiorarla

potessimo

con le punte delle dita penetrando

più a fondo

più in dentro all’interno  

pulsando (il cuore

vivo tra le mani)

nel movimento.

Crucifige

Cosa ti adorna

dimmi fiero cosa ti sazia

le viscere insaziabili di mio

cosa ti rende immota onda

franta di scogliera

cosa restituisce senso all’operare

insoddisfatto tuorlo

che nel respiro ottuso della bolgia

dibatti il grumo nero di meningi

in morsa verticale

con poltiglia.

Divino San Valentino (intermedia)

E’ per concerto mistico

che affiorano le virgole

a musicare un filone

impazzito di vertici d’amore.

Come cantano bene

le labbra innamorate

direi divinamente

proiettando visioni

per tumulto saporito della pelle.

Dagli spacchi succulenti

filtrano salmi

nel senso letterale della vita.

Muore la luce uccisa

sigillata sugli specchi

della carne.

Divino San Valentino (originaria)

Musicare un amore

così per cento scoppi

tafferugli di visioni

Impazzire sull’orlo di un’idea

trecento volte proiettata

sulla pelle.

Labbra innamorate

che filtrano parole dagli spacchi

laterali della vita.

Morire di luce uccisa

sigillata sugli specchi

della carne.

Guida all'uso di Google in 10 passi

Corriere della Sera.it
Ogni giorno sei utenti su dieci trovano informazioni online grazie al suo aiuto. Tanto per i navigatori più esperti, quanto per quelli che muovono i primi passi, Google viene ormai percepito come una sorta di lampada di Aladino in grado di rispondere a tutti i nostri desideri e di orientarci nei meandri più oscuri della rete. Se il motore di Brin e Page è riuscito a imporsi su decine di Leggi ancora

Divino S. Valentino (definitiva)

E’ per concerto mistico

che affiora l’infinito

a musicare iperboli d’amore

impazzito in vertici indicibili.

Come cantano bene

le labbra innamorate

direi divinamente

proiettando visioni  travolgenti

per tumulto saporito della pelle.

Dagli spacchi succulenti

filtrano salmi

nel senso letterale della vita.

Eppure muore la rosa uccisa

sigillata sugli specchi

della carne.

(S)quarti

Un giorno scriverò di rabbia

di parto ostile tra le foglie

dispetto che dice di veleno

aspro artigliato in anatemi.

 

Un giorno parlerò d’invidia

rosa del fegato agli estremi

scorno che uccide il passo lieve

e scalcia pugnali in lampi neri.

 

Dirò di bocca che s’impenna

in morso coi denti sulla polpa

rovesciando insulti a pioggia

graffi nei selvatici orizzonti.

Sviscerato (epilogo)

 

E’ la fratellanza  delle lingue

che rende intollerabili gli sguardi

lame che s’incrociano nel limbo

a ritagliare il buio nella notte

lo scatto delle serrature e porte

chiuse nelle stanze dei bottoni.

 

E’ un imperativo insostenibile

l’obbligo di promuovere se stessi

impervia gara d’apparenza

che fermenta la composta

comunanza ipocrita d’intenti.

 

Il riverbero sociale alimenta

la coesione delle umane genti

coi coltelli affilati per tagliare

corpi e mondi di deboli e paure

i falchi a comandare il bene

e le colombe uccise dall’amore.

 

Come poter dire a voce franta

l’impensabile presente

stare rigonfi sempre a galla

aggrappati al bordo d’immersione

vivere l’invivibile pressione

dei violenti pugnali quotidiani

il delirio che procede al delta nero

nei fiumi di facile aggressione.

 

Come svettare per (bi)sogno

per bellezza per soffio della luna

per ascesi verticale e progressione

di catarsi a issare una bandiera

insostenibile ricordo di purezza

impareggiabile luce della neve

che declina colline ed orizzonti.

 

Negarsi è la resa di materia

l’ultima spiaggia infima scogliera

l’assenza ostinata della carne

per voto d’ estrema resistenza

lo spirito che si fa corpo celeste

la presenza tangibile dell’essere

le mani a stringere l’essenza

anima che divide in due il gheriglio

saturando il vuoto di astinenza

che divora vomitando il mondo.

 

 

Tutto questo spasmodico scavare

sovraespone ad oltranza le radici

rivolgendo il cielo in terra dove

la voce dal margine germoglia

per rinunzia ostinata alla sua orma

fiori dona dai rami della notte.

 

  

«Ora lasciatemi solo»

Corriere della Sera.it
UDINE – E ora Beppino Englaro chiede di stare solo. «Ho fatto tutto da solo e ora vorrei stare da solo», ripete con un filo di voce perché ora la sua Eluana «è stata liberata» per sempre . Il suo «purosangue della libertà», costretto a vivere da più di 17 anni una «vita non vita», si è spenta a Udine, in quella terra d’origine dove aveva voluto portarla solo una settimana fa. Un Leggi ancora

Semantica (intermedia)

Dire a cenni dopo vieni

e senza esempi

vieni

dentro il chiodo fisso

l’inazione

a spremere parole

di un tuo tremore autentico

nel sole

a tratti dormo

un sonno atrofico di valvole

slego il perdono dalle occhiaie

lo rivolgo dove cade

esattamente dentro

un torpore impraticabile

che assottiglia

l’indifferenza immane.

Semantica (originaria)

Dire dopo vieni

e senza esempi

vieni

dentro il chiodo fisso

l’inazione

resto in attesa di parole

rosse vive vere

di un tuo tremore autentico

nel sole

dormo

un sonno atrofico di valvole

e

chiedo perdono.

Semantica (definitiva)

Dice a cenni dopo vieni

e senza esempi viene

il chiodo fisso

l’inazione

a spremere le costole

di torpore insostenibile.

 

A tratti sporge un ricordo

atrofico di vertebre

occhiaie infantili ad ombreggiare

viola al di sotto delle palpebre

dove per errore cade l’orlo

più a destra del corpo

irraggiungibile

il confine tra le scapole.

 

Cola  verso il basso

l’indifferenza immane

dentro ovuli ostinati

vasche buchi otri

scomposti vuoti a perdere

che scoprono sul ventre

l’assenza

semantica di un nome

almeno ad alzo zero

o quasi senza.

 

Minima

Essere minima

voce destinata al silenzio

condanna da raccogliere

pena scelta e croce che nessuno dice

maestosa da portare

la solitudine della polvere nel vento

solleva briciole a mezz’aria  

nel deserto scenario d’anime e di vita

la terra smossa si raccoglie

soffiando ai lati della strada

come le foglie.

Dal Senato via libera al ddl sulla sicurezzaI medici possono denunciare i clandestini

Corriere della Sera.it
ROMA – Il Senato ha approvato il disegno di legge sulla sicurezza che ora passa all’esame della Camera. I voti a favore sono stati 154, 114 i contrari. Tra i punti principali la tassa sul permesso di soggiorno (potrà andare dagli 80 ai 200 euro), la schedatura dei senzatetto, la possibilità per i medici di denunciare i clandestini, la legalizzazione delle ronde di cittadini non armate. Leggi ancora

Arriva Lulin, la «cometa verde»

Corriere della Sera.it
MILANO – Ormai è diventata nota come la «cometa verde» grazie al suo colore derivato dai gas che emette come ben si vede nella bella fotografia dell’astrofilo Paolo Candy. Stiamo parlando della cometa Lulin, scoperta nel 2007 da una collaborazione tra astronomi di Cina e Taiwan, che si sta avvicinando alla Terra: la «sfiorerà» il prossimo 24 febbraio da una distanza di 60 milioni di Leggi ancora

le bellissime: “Tu” di Fernanda Romagnoli

 

Tu, che chiamiamo anima. Tu profuga,
reietta, indesiderabile. Tu transfuga
dal soffio dell’origine.
Non ti spetta razione né coperta
né foglio di reimbarco.
Per registri e frontiere:
non esisti.
Ma in sere come queste, di cangianti
vaticinii fra i monti,
ad ogni varco
può apparire improvvisa la tua faccia
d’eremita o brigante.
«Fronda smossa,
pietra caduta» trasale in sé il passante
che la tua ombra assilla
di crinale in crinale,
mentre corri ridendo nell’occhiata
del cielo, che ti nomina e sigilla.

Fernanda Romagnoli, poetessa, nata a Roma nel 1916 morta a Roma nel 1986

 

le bellissime: “Io” di Fernanda Romagnoli

Quella donna dal viso indifeso
un poco sfiorita –
che passa nello specchio
in una scolorita veste rossa,
senza fruscio, di fretta,
rialzando sul capo i capelli
con mano distratta:
quella donna dall’anima dimessa
dicono che son io.

Fernanda Romagnoli, poetessa, nata a Roma nel 1916 morta a Roma nel 1986

 

Vento

Non c’è nessuno che transiti di qua

per questi ambienti informi

piani sperduti contorti isolamenti

occhi vuoti alla finestra sulla strada

e rovine d’assenza circonflessa

del resto  era già scritto

nel conto esibito dell’inverno

a dicembre al massimo gennaio

che non restasse niente nella casa

che la memoria divorasse tutto

come un vento che cigola e l’attesa

a spezzare imposte ed ululati

di fessure aperte

dimenticate

Profondo noir, il cuore oscuro di Simenon

Corriere della Sera.it
di JOHN BANVILLENel considerare la vita e le opere di George Simenon viene spontaneo chiedersi: ma era umano? Perché Simenon era dotato di energie, creative ed erotiche, straordinarie. Scrisse più di 400 romanzi sotto diversi pseudonimi, un numero infinito di racconti e di sceneggiature per il cinema e, verso la fine della vita, dopo aver deciso di smettere con la narrativa, scrisse migliaia di Leggi ancora

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