La polpa che ho già dato
è tanta
è neve carne fuoco
consegna in vita fiato
è sviscerato
tutto quanto posso
e oltre
è amore è morte.
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La polpa che ho già dato
è tanta
è neve carne fuoco
consegna in vita fiato
è sviscerato
tutto quanto posso
e oltre
è amore è morte.
San Giovanni della Croce
Ossessione era il lampo
fiorito di spine tra le costole
affiorate schiumando sulla bocca.
L’incanto era il giorno di Pasqua
una tavola imbandita per la festa
i parenti tutti in concerto
a presenziare
la sedia vuota sulla quale
materializzato dall’intento
per desiderio spasmodico
di sangue sorgeva un corpo
impercettibile sagoma di bianco.
Un mistero come gli altri
non riuscissero a vedere
l’arpa armonica spezzata
la curva spiovente delle spalle
le orbite divelte a cucchiaiate
gli atomi impazziti nella stanza
di luce vorticante
che recavano ogni tanto
un poco di sollievo
al respiro insostenibile
strozzato tra le gambe.
Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta ormai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Ormai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanità del tutto.
dai Canti di Giacomo Leopardi, poeta, filodofo, filologo italiano, nato a Recanati (Macerata) nel 1978, morto a Napoli nel 1837
Ombre ho nel sangue
che accerchiano le valvole
onde emettono vampire
che lontane poi vicine
aggrediscono l’orecchio
sorde e vaghe come suoni
fischi assurdi come treni
in continuo labirinto
gallerie nel mio cervello
verso il centro dell’interno
per la corta giugulare poi
sprofondano nel cuore
topi in tana corde lise
trucioli di ferro da piallare
segatura del pensiero
sbriciolato tra le spire.
Cenere d’ebano nel mare.
Fu a quell’età…Venne la poesia
a cercarmi: non so, non so da dove uscì,
da quale inverno o fiume.
Non so come né quando,
no, non erano voci, non erano
parole, né silenzio,
ma da una strada mi chiamava, dai rami della notte,
all’improvviso tra gli altri,
tra fuochi violenti
o mentre rincasavo solo
era lì senza volto
e mi toccava.
Io non sapevo che cosa dire, la mia bocca
non sapeva
chiamare per nome
i miei occhi erano ciechi,
e qualcosa pulsava nella mia anima,
febbre o ali perdute,
e mi formai da solo,
decifrando
quella bruciatura,
e scrissi il primo verso vago,
vago, senza corpo, pura
sciocchezza,
pura saggezza
di colui che nulla sa,
e vidi all’improvviso
il cielo
sgranato
e aperto,
pianeti,
piantagioni palpitanti,
l’ombra trafitta,
crivellata
da frecce, fuoco e fiori,
la notte travolgente, l’universo.
E io, minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
mi sentii parte pura
dell’abisso,
ruotai insieme alle stelle,
e il mio cuore si distese nel vento.
di Neftalì Ricardo Reyes Basoalto più noto come Pablo Neruda, poeta e diplomatico cileno, nato a Parral nel 1903, morto a Santiago nel 1973. Nobel per la letteratura nel 1971.
Corridoio a passi fermi
col bicchiere pieno in mano
ingoiando lo spumante
tra la gola e il lavandino
come un brindisi di striscio
nel bisogno isolamento
dentro un volo sempre alto
con le ali grandi immense
gli occhi in cima agli orizzonti
smisurati nel respiro
che fa vita e muore il cuore.
We never know how high we are
The Heroism we recite Emily Dickinson |
Noi non sappiamo mai quanto siamo alti
Sarebbe per noi cosa normale vestire i panni degli eroi traduzione by Semantica |
Se dovessi dire questo nuovo male
userei parole strane
dimenticanza pazza falsa occasione
sacrificio esasperato che non paga
senso di colpa inutile e tardivo
che tagliente si converte in pura fame.
Direi che la scena è sempre piena
di icone agghindate per la mostra
palcoscenico vestito per la festa
vanità che d’eco orgoglio
è conclamata.
Amor proprio che s’involve
in gradiente nel meschino
vuoto osceno abisso nero
metamorfosi puttana
cupo rivolo sfacelo